Scritto da 20:00 News

Il mio sogno

di Andrea Belleri

 

Km 40. Sono stranamente lucido. Lungo l’Arno l’incitamento della gente mi spinge verso quello che sarà l’ultimo sforzo.

Da qualche km sto correndo da solo. Come in una di quelle favole a lieto fine, al 38esimo ho avuto la forza di allungare e mi ritrovo (solo) immerso in mille pensieri ed emozioni. Tutti i dubbi che mi hanno accompagnato nel resto della gara (e nei 5 mesi precedenti) stanno pian piano svanendo.

Km 41, sono nei vicoli del centro di una Firenze mai così bella. Inizia a formarsi un groppo in gola. Mi sto avvicinando al traguardo. Lo sento. Lo sento perché vengo letteralmente spinto dai volontari della corsa che urlano il mio nome e che è finita. Lo sento dalla folla, una marea di gente assiepata lungo le transenne del percorso che grida, fischia, applaude. Vengo letteralmente trasportato. Le gambe vanno da sole. Non le sento più. La testa invece c’è, e si vive, si carica di quello che la circonda.

Km 42, eccola. Piazza Duomo. Sicuramente una delle piazze più famose al mondo e per me, in questo istante, la più bella. Gli ultimi 195m sono di adrenalina pura, di emozioni forti, di lacrime. Il tappeto azzurro indica che sono alla fine. Gli occhi si gonfiano, alzo leggermente i pugni e il cronometro si ferma. 2h38min42sec. È finita.

 

Andrea all’arrivo della sua prima maratona

 

L’arrivo spazza via 5 mesi, cinque mesi, di sacrifici, di rinunce, di dubbi, di crisi. Sono sfinito. Le gambe tremano per lo sforzo, fatico a camminare, ma devo aspettarlo. Devo aspettare Gigi.

Sfila poco dopo di me. 2h39min29sec. Un abbraccio sincero. Un abbraccio vero tra atleti e amici. Un abbraccio tra chi negli ultimi mesi ha intrapreso lo stesso viaggio, ha percorso lo stesso cammino e vissuto le stesse emozioni. Gli occhi di Gigi mi trasmettono energia. Brillano. Riesce solo a dirmi: “ce l’abbiamo fatta!”

Ripercorro nella mia testa la mattinata.

La sveglia alle 6 e la colazione in camera del B&B con colazione scaldata sul fornello elettrico da campeggio (come la cena della sera prima).

Il deposito borse e l’incontro con Gigi.

La tensione che sale e il freddo tremendo di Firenze in quelle ore (zero gradi).

La mezz’ora fermi, nella griglia, insieme a tutti i Falegnami presenti. Alberto, Davide, Giovanni, Gigi. I sorrisi tesi e le chiacchiere per stemperare l’attesa.

E poi lo sparo. Il via. Le emozioni, le paure che lasciano spazio alla determinazione.

La gara.

I primi 5 km spalla a spalla con Gigi. Troppo veloci.

Il passaggio dei 10, sempre fianco a fianco e sempre troppo veloci.

Il passaggio alla mezza fino al 30esimo a braccetto con Gigi.

L’attesa del temutissimo muro, che non è mai arrivato e il 38esimo km, quando la vista della piazza gremita mi ha dato il coraggio per lanciarmi negli ultimi km in solitario.

Ora è finita sul serio. La mia prima maratona è andata. 

Sento il bisogno di ricaricare le batterie, spegnere l’interruttore e lasciarmi andare, tra famiglia, amici e le imminenti vacanze di Natale.

È stato un finale di 2023 che mai avrei sperato.

Per qualche giorno le mie amate Adidas potranno restare chiuse nell’armadietto, a riposo, pronte per un 2024 con nuovi obiettivi da raggiungere, consapevole che il sacrificio e l’impegno constante vengono sempre ripagati.

Ho rinunciato e sacrificato tanto in questi mesi. Cene con gli amici, uscite serali e gite varie. In mente avevo solo, egoisticamente, la mia prima maratona. La vicinanza però delle persone che mi vogliono bene mi ha scaldato l’anima. Tanti sono stati i messaggi  che ho ricevuto alla fine della gara: chi mi vuole bene ha capito ciò che stavo provando a fare.

Approfitto di questa riflessione per complimentarmi, con i miei compagni della Falegnameria che hanno corso a Firenze. In griglia li ho visti tesi come mai mi era capitato di vederli. Ognuno con il proprio obiettivo da raggiungere. Ognuno con i propri mostri da sconfiggere. E tutti li hanno sconfitti.

Una menzione particolare per Luigi Gigi Bigio Bresciani. Allenatore, Amico, Confidente. Abbiamo condiviso 5 mesi di allenamenti, di dubbi. Mi ha supportato nei miei momenti di negatività, di crisi. Senza di lui tutto ciò non sarebbe stato possibile. È stato il primo a credere in me, e non gli sarò mai riconoscente abbastanza.

 

 

E poi c’è lei inaspettatamente. Come diceva una canzone degli Articolo 31. Come ho già detto, Ho rinunciato e sacrificato tanto in questi mesi.

Lei c’è sempre stata. Ha sopportato tanto.I miei sbalzi d’umore, le mie preoccupazioni. Le sveglie 6 della mattina in Sardegna. 

In silenzio mi ha supportato, senza giudicarmi e senza essere invadente. Ieri mi ha incitato in più parti del percorso “correndo” per le vie di Firenze per vedermi passare, per strappare un video o una foto. Sicuramente è riuscita a farmi sorridere. Inconsapevolmente ha corso con me. Grazie Ale, per tutto!

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