di Anna Zaltieri
Correre è sempre la soluzione.
Soprattutto gareggiare.
Quante volte avrei mollato piuttosto di mettermi in partenza e quante volte avrei fatto male perché l’aver deciso di esserci mi ha regalato risultati ed emozioni?
Non ho mai lasciato una gara, mi sono chiesta spesso “ma chi me lo fa fare?” e la risposta è sempre arrivata così: “ Te lo fa fare la passione e la consapevolezza del dopo, del sentirsi riconfermati ed arricchiti atleticamente”.
Stesso copione il 18 dicembre a Cittadella.
E qui però è stata più dura.
Dopo una preparazione in cui non mi sono trovata a mio agio, ci sono stati due tentativi a Crema ed a Milano senza un personale ma si sa, non è sempre festa soprattutto ad una certa età.
L’iscrizione per Cittadella era già fatta, come ultima spiaggia e dopo 3 settimane da Milano.
La voglia di correre ancora una mezza maratona c’era, solo tenere alta la motivazione quando gli altri stanno già preparando le campestri non è semplice.
Mi sono e ci siamo chiesti più volte se ne valesse la pena di riprovarci.
Io nel cuore ho sempre avuto la certezza che sì, io ci avrei dovuto riprovare.
Il mister ci ha insegnato che dobbiamo ascoltarci e che siamo noi i migliori allenatori di noi stessi.
Ho quindi deciso di riposare, di correre senza caricarmi troppo e puntare quindi su un’energia che si era un po’ persa.
Così dopo due belle gare, una su strada e una campestre, mi sono buttata. Serenamente e senza pretese, alla peggio avrei fatto un altro buon allenamento.
La mattina stessa ho seriamente pensato di non correre, il freddo e un po’ la non voglia di mettermi lì per 21 chilometri a tirare… ho vacillato lo confesso e poi la gara partiva alle 10.00 un’agonia per me aspettare così tanto, preferisco partire subito e non pensarci più!
Una volta entrata in griglia però l’incertezza si è dissipata, mi sono detta: “Anna, concentrati e fai quello che devi, sei qui per dare del tuo meglio”. Allo sparo ci è voluto un po’ prima di correre perché ci siamo imbottigliati nella strada che sfocia fuori dalla porta di ingresso della cittadella, usciti da lì mi sono lanciata in un passo conservativo, senza esagerare.
Accanto a me Luca che mi ha tenuto compagnia ed incitato.
Di solito le mie mezze maratone si dividono in due momenti, i primi 10/12 chilometri corsi bene e poi il tracollo fisico, l’arrivo della pesantezza nelle gambe e il dover trascinarmi all’arrivo arrabattandomi come meglio riesco.
In questa gara è stato diverso, partita in sordina ho poi aumentato il passo, al giro di boa dei 10 km mi sono sentita ancora bene e fino al 17° chilometro ho corso con brio, poi ho iniziato a soffrire ed ho ceduto un poco ma i chilometri all’arrivo erano ormai pochi e con spirito ed esperienza mi sono portata a correre ancora bene.
Al 19° chilometro mi sono resa conto che sarei rimasta sotto l’ora e quarantadue minuti e ho dovuto gestire un attacco di ansia e di timore di non farcela.
Invece ce l’ho fatta anche se stanca ho incrementato un po’ il ritmo per mangiare più secondi possibile, all’ingresso in Cittadella ho aumentato ancora e ho dato anche quello che non c’era!
Ho superato tutti gli atleti sul tappeto, ho chiuso gli occhi perché non ne avevo proprio più.
Passato il traguardo ho trovato il tempo di 1:41:24 e l’abbraccio di Luca.
Ho corso finalmente bene una mezza maratona e ho abbassato il mio personale!
Correre è sempre la soluzione!
I ringraziamenti ovviamente a Luca, al mister ed ai miei compagni di squadra che credono in me più di quanto lo faccia io.
E a me stessa perché alla fine ci provo sempre.
Devo fare un Post Scriptum che mi riprometto ogni volta di pubblicare ma che poi accantono.
Non oggi.
Mi capita di vedere soprattutto nelle gare in trasferta che alcuni atleti hanno il pettorale fissato o dietro sulla vita o a lato, sull’anca.
Pettorale significa che il numero va applicato sul petto o appena sotto e comunque davanti.
Perché i giudici per prenderci il tempo devono vedere il nostro numero.
Il chip c’è ma se non dovesse funzionare vale ancora il tempo preso a mano, alla vecchia diciamo.
Quindi capisco che faccia figo avere il numero svolazzante sul di dietro ma il vero podista sa dove va appuntato e sa che è anche più rispettoso per i giudici averlo esposto in modo corretto.