Da profugo che si rispetti, passo buona parte del mio tempo separato.
Ma separato da cosa?
Ci sono molti gradi di separazione, per la precisione 6. Gira che ti rigira e cerca che ti ricerca, vien fuori che tutti siamo collegati, nel bene o nel male. Tutti proveniamo da nodi, intersezioni da cui ci diramiamo per formare insieme ad altri, ancora nodi.
E’ una rete, una ragnatela non più finita e l’illusione di essere separato svanisce. Non ci si scappa, il ragno tesse la sua tela e arriva ovunque.
In questi incroci di relazioni, si entra così nel giro delle amicizie di tutti, si formano gruppi sempre più numerosi e variegati, fino a creare la massa, quella che si muove tutta insieme e che alza muri per evitare che altre masse la invadano.
E’ un delirio postmoderno che paralizza le idee, le prospettive, le illusioni e le contaminazioni.
Io che faccio della creatività il mio “mestiere”, non voglio lasciare cadere le armi della ragione, me le tengo strette in pugno e le faccio girare; nella visione di un mondo libero dai condizionamenti mi lascio cullare dagli attimi e dalle loro vibrazioni, abbandonandomi alle contaminazioni.
La storia è fatta così, di mescolanze, non da grandi scene teatralizzate con attori imbellettati che si credono protagonisti, ma da sottili movimenti interiori che hanno origini diverse fino ad intersecarsi e creare nodi e poi ancora nodi.
… el Profugo