Inspirazione ed espirazione.
Movimento circolare a sgranare le articolazioni.
Cercare di spingere il flusso dal cuore ai muscoli per attivare la volontà.
Andare, poi sulla soglia immobilizzarsi. Subentra così la ragione, non quella pura ma quella insana, che blocca. Così, mentre i miei compagni e le mie compagne fanno roteare le caviglie nel fango del parco della Badia, io sono seduto con la schiena piegata a cercare di togliermi un sassolino dalle scarpe (non quelle chiodate, le quali sono state beatamente riposte nell’armadio). Fermo sulla porta, sospeso tra le macerie di pensieri propositivi, rimango a rimuginare.
Ci si sente, a volte, vittime della decadenza … che non è decadance (compilation di musica inutile che ascoltavo intorno ai tredici anni) ma è declino, caduta, risultato dinamico di un mutamento organico, umano e sociale.
No, non mi sento vecchio; sono ancora nel fiore degli anni nonostante acciacchi e infortuni a ripetizione.
La mia intenzione è solo dare qualche pennellata di colore a quel modo di essere, oramai comune, di lasciare le cose come stanno, di non sporcarsi la coscienza e le labbra con espressioni verbali e comportamentali secondo natura. Nel senso di dire ed agire secondo istinto, secondo libertà.
Passiamo giornate a fare cose che preferiremmo non fare, lasciando solo poche ore alle nostre passioni, eppure ci va bene cosi, ci adattiamo, perché la società va’ così, in caduta libera e noi a rimorchio, verso un progressivo restringimento delle libertà.
Ci adeguiamo, entrando in discussioni che la comunicazione di massa ci imbocca, illudendoci di essere parte del confronto. Noi facciamo finta di sapere, perché abbiamo bisogno di sentirci importanti, in prima linea. In realtà siamo solo merce di scambio, collettività manovrabile. Ciò che è accettabile o normale (secondo me parole vuote) ci viene imposto in modo subdolo e geniale, tanto da farci credere protagonisti di un irreale cambiamento.
La vogliamo chiamare voglia di libertà oppure assenza di autonomia? Dipende dai punti di vista.
E’ comunque un flusso che non ci fa evolvere, ci fa solo andare avanti per inerzia, a forza di rassegnazione e adattamento. L’uomo moderno, privo di libertà, incompleto, incapace di concentrazione e di andare oltre ciò che vede è diventato un essere dipendente e passivo e la passività non è altro che caratteristica preponderante della decadenza. Noi viviamo così, passivi in una società passiva dove chi agisce e cerca a fondo se stesso per poterlo affermare è giudicato un folle.
Qual è la soluzione?
Forse lo dice Erich Fromm:
“La via verso l’essere consiste nel penetrare sotto la superficie e nell’affermare la realtà…”
Saluti dal Profugo, o meglio, visto lo smascheramento…Gianluca